La contraffazione delle merci è un danno per gli imprenditori e per i loro dipendenti. Più merce contraffatta equivale infatti a meno affari per le aziende con marchio registrato. Meno affari significa meno necessità di manodopera.
È un’equazione semplice, quella che emerge dai dati dell’Agenzia UE per la la Proprietà Intellettuale (Euipo).
I numeri della contraffazione
La contraffazione pesa per il 5% delle merci che entrano nel Vecchio Continente. Questo è il valore delle merci che entra in Europa, e colpisce l’Italia più di altri paesi. Questo perché l’Italia è una nazione ad alto contenuto di proprietà intellettuale, soprattutto per i settori dell’abbigliamento e della pelletteria, due industrie in cui il Made in Italy è forse il migliore del mondo. Poi ci sono il settore della telefonia e della bellezza.
Ma se la media europea dei danni da contraffazione incide per 116 euro ogni abitante, nella Penisola questo danno arriva a 142 euro per italiano. Quasi 40 euro in più sottratti alla ricchezza nazionale, che si tramuta in più di 50mila posti di lavoro che vanno in fumo.
Per l’intero continente, la contraffazione brucia quasi mezzo milione di occupati.
L’Italia registra molti brevetti e marchi, grazie alla sua fantasia e innovazione, e per questo risulta il paese europeo più colpito. Questo tipo di aziende è circa quasi la metà del totale europeo, e questo la dice lunga sulla battaglia che l’Europa deve fare alla contraffazione.
Sono da inasprire soprattutto le pene, troppo lievi, per un danno così ingente.