La Cgia di Mestre a ripercorso la storia dei condoni fiscali nel nostro paese, stimando entrate di più di 130 miliardi in 45 anni di concessioni ai contribuenti.
Il primo condono preso in esame è quello relativo al 1973, che fu deciso in seguito alla riforma fiscale che introdusse l’Irpef. Prima di attuare la riforma, il governo penso di sanare tutte le posizioni, che fossero richieste dai cittadini, incassando ben 31,6 miliardi di euro di allora.
Fu uno dei condoni di maggior successo, e il primo di una lunga serie.
La storia dei condoni fiscali
Dopo quello del 1973, preso come punto di partenza dalla Cgia di Mestre, ci furono altri condoni, come quello edilizio e quello fiscale, durante gli anni ’80. Tra il 1982 e 1988, lo Stato incassò circa 18,4 miliardi di euro. Si tratta di un periodo di condoni molto consistente, che consentirono di riempire le casse, come in pochi altri periodi. Gli anni ’90 furono infatti un po’ avari, da questo punto di vista, ma la situazione tornò alla “normalità italiana” nel decennio successivo.
Il condono fiscale che infatti, ha più reso allo stato fu quello varato da Berlusconi, nel 2003. La sanatoria fiscale del Cavaliere portò circa 34,1 miliardi di euro.
Nel secondo decennio del nuovo millennio, i condoni si sono fatti molto più rari. Questo tranne che negli ultimi anni, quando lo Stato, grazie al voluntary disclousure, ha incassato 5,2 mliardi nel solo biennio 2015-17.
Il voluntary disclosure ha riportato in Italia i capitali portati illegalmente all’estero, è rappresenta una delle sanatorie più cospicue del nostro paese.