L’AS Roma ha appena proceduto ad un aumento di capitale, ma dovrà comunque vendere un pezzo pregiato sul mercato. Non bastano i 115 milioni di iniezione di liquidità immessi dalla proprietà per evitare una cessione.
Il 7 giugno l’operazione sarà completa, ma la Roma, pur non avendo fretta, dovrà cercare altra liquidità. Non è una questione di soli soldi, ma anche legale.
La situazione
Innanzitutto, grossa parte dell’aumento di capitale è stato già versato, e all’appello mancherebbero solo 20 milioni, che arriveranno in questa settimana.
C’è inoltre da rispettare il codice civile, come spiegano nell’informativa legale da Trigoria, e in particolare gli articoli 2446 e 2447, sulla riduzione del capitale in caso di perdite. E la Roma è ancora una società in perdita, in attesa del famoso stadio, anche se ha appena firmato un ottimo contratto di sponsorizzazione.
Il deficit consolidato dei giallorossi è di 129,3 milioni, secondo l’ultimo bilancio, con un indebitamento lordo che arriva a 270 milioni.
Questo aumento di capitale non riuscirà dunque a coprire le perdite, come sottolineano da Trigoria. Il presidente James Pallotta ha già fatto la sua parte. Ha versato l’intera quota di aumento per la sua parte di azioni, circa l’82% del totale azionario.
Si tratta di 90,5 milioni della società Neep e 3,6 milioni della As Roma Spv llc, le due società gestite dall’imprenditore americano per avere il capitale dell’AS Roma.
In questo modo, leggendo l’informativa di Trigoria, la liquidità sarà esaurita alla fine di luglio, a meno che non si proceda con un’altro aumento di capitale (improbabile), o una cessione eccellente “cash in hand”. Un’altra soluzione, prevista dalla Roma, e un rifinanziamento del debito.